Giovanni CESCA

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Dal catalogo “Tabula Rasa – Metamorfosi per una Rinascita” 2013

di Giorgio Baldo

 

Spazi musicali e lingue di traduzione
Ci sembra tale la ricerca di Giovanni Cesca intesa a tradurre in figura il suono delle "Variazioni Goldberg "di J.S.Bach. Cesca si muove sulla strada che già Kandinsky aveva aperto nel suo saggio "Punto, Linea, Superficie"; lì si era tentata la costruzione di una "lingua" che permettesse la traduzione di ogni arte nelle altre, inventando una lingua e una grammatica che stabilivano univoche catene di corrispondenze tra "oggetti" espressi da arti diverse, ma tutti relazionati univocamente a uno stato spirituale: a una figura-posizione (ad es. un angolo acuto posto sulla base destra della composizione) corrispondeva un suono, un colore, un gusto, una tattilità, un movimento: e tutti puntavano in modo univoco a un determinato stato spirituale.
Si cercava così di definire una concordanza tra oggetti diversi, tra arti diverse, per mezzo di tabelle di corrispon¬denza: da ogni punto della catena si andava a tutti gli altri, in una incredibile tavola di corrispondenze materiali e spirituali, giaceva genialmente una possibile traduzione di una lingua artistica in un'altra.
Meta lingua dell'ordine delle Muse; Cesca si spinge in un’ avventura similare, seppur non così estrema; per cui dato il tema musicale, e le sue variazioni nelle "Variazioni Goldberg" di Bach, ne fa una traduzione che in primo luogo individua la struttura figurale del tema e poi, ad ogni variazione, mantenendo la stessa struttura del tema principale, varia il colore, le ombre, la luce, perseguendo l'obiettivo, con la materia luminosa, di costruire un analogo di quelle geometrie e architetture musicali in movimento. Spazio di pura luce, di "otticità".

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