Giovanni CESCA

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Estratto: "TERRE NUOVE - LO SGUARDO DELL'ARTE
di Giorgio Baldo
2011

 

E infine Cesca e la sua mappa-grafia.
Il titolo dell'opera rinvia alla mappa, e a tutti quei nomi che con la –grafia si formano: geo-grafia, radio-grafia, foto-grafia che alla mappa, come strumento di conoscenza spaziale, si riferiscono. Allude cioè al regno della complessità dei punti di vista sulle cose (sintetico e analitico), e ai diversi sistemi di rappresentazione e classificazione del corpo terrestre (e per estensione di quello umano).

La mappa in particolare descrive i fenomeni fisici e umani nello spazio che sceglie di delimitare, li ordina spazialmente, li classifica quantitativamente (colore e sue diverse gradazioni, spessore delle linee, addensamenti urbani etc.) , interpreta le loro relazioni con simboli convenzionali.
È insieme uno strumento di conoscenza del reale e un modo per controllarlo e governarlo.
Ma la mappa non parla delle qualità dei suoi oggetti, non ne da un giudizio estetico e di valore.
La sua rappresentazione non è dell'ordine di quelle artistiche, anche se talvolta, soprattutto in passato, i suoi estensori hanno mutuato dal mondo della pittura invenzioni coloristiche e disegno.

Qual è allora l'operazione artistica che Cesca vuole suggerirci con questo titolo?
La "fisica" dell'opera è chiara:
Quaranta pastelli colorati di dimensioni tutte uguali sono poste sullo spazio bianco di un'unica parete a intervalli regolari componendo una tabella di righe e colonne della stessa lunghezza.
In ognuno dei pannelli che compongono questo sistema vi sono "oggetti" riferibili al paesaggio di bonifica; essi sono raggruppati in serie tipologiche (fiori, pesci, alberi, case di campagna, ponti, idrovore ).
Una raccolta di oggetti che costituiscono paesaggio.
Ma, a ben vedere, più che una raccolta di oggetti questa è una raccolta di rappresentazioni iconiche di paesaggio.
Ognuno dei pannelli rappresenta, in realtà, una modalità storica di rappresentazione figurativa, una sorta di piccola enciclopedia dei diversi approcci al dipingere paesaggio.
Troviamo allora materiali di pittura diversi, dalla matita al pastello; di tecniche rappresentative, dalla prospettiva a volo d'uccello a quella centrale.
Ma soprattutto modelli iconici in cui il paesaggio ha trovato veduta nel tempo e nello spazio, ordinando al suo interno gli elementi figurativi propri del luogo (e in questo caso sono i filari dei pioppi, i campi ordinati, le file di case etc.); ed ecco allora quasi per campione, i paesaggi agrari, quelli lagunari, quelli acquei; e poi, secondo il tempo, quelli che scandiscono le stagioni, o che illustrano il momento del giorno, o la purezza e la chiarezza dell'aria.
E allora estati e inverni, albe e tramonti, luce o nebbia. Ciò che ne risulta nella sua mappa diviene allora chiaro; Cesca non celebra con la sua opera il paesaggio di bonifica, ma le rappresentazioni figurative varie e molteplici che di esso si sono date.
La sua mappa non è mappa di oggetti di paesaggio, rappresentazione di suoi frammenti; certo, è anche questo ma è soprattutto mappa di rappresentazioni iconiche di paesaggio, delle grafie che su di esso si possono comporre.
Gli oggetti di rappresentazione di paesaggio sono le rappresentazioni storiche del suo farsi.
Il paesaggio non è nient'altro che pittura di pitture di paesaggio
Pittura che dipinge pittura.
Pittura come citazione.
La mappa-grafia questo ci sembra dire.

Il paesaggio, il suo concetto, la sua intuizione che è stato nella nostra storia ben di più di questa collazione di frammenti, di lacerti di natura, di rappresentazioni iconiche, oggi vive nella nostra mente e nei libri, vive come memoria.
Come mappa dell'antico.
Di quello attuale non riusciamo a vedere la consistenza nuova, lo spirito a venire.
Forse verrà o forse no.
Nessuna visione viene ad aiutarci per far della relazione uomo-natura una nuova sintesi, una nuova architettura spirituale; così siamo come il poeta che sapeva "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"; paesaggio non pittorico, non sublime, non impressionista, non cubista, non anemico non….
Nel frattempo, sembra dirci Cesca, divertiamoci ancora negli echi, nel percorrere le mappe; vi sono tracce che evocano, viaggi che quelle mappe-grafie ancora rendono possibili.

Forse non verrà il tempo di dire:
Nella mente e nel cuore solo una mappa di frammenti di stili, un compendio di belle icone.
Una grafia di rovine.

I racconti vivi sono possibili sempre. Forse anche quello che abbiamo tentato.

 

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